mercoledì 25 giugno 2014

Edifici e monumenti storici




Schloss Sigmaringen, Germany






Schloss Linderhof, Bavaria, Germany



The Bridge Of Immortals... Huangshan China



St. Beatus Caves, Switzerland



Caerlaverock Castle, South-west Scotland.



Hampton Court, Richmond, Londra






Gli ultimi imperatori romani della dinastia teodosiana: Onorio, Galla Placidia e Valentiniano III.




J.W. Waterhouse. The favourites of the emperor Honorius

Flavio Onorio (Costantinopoli9 settembre 384 – Ravenna15 agosto 423) fu imperatore romano d'Occidente dalla morte del padre Teodosio I (395) alla propria. Già nel 393 ricevette il titolo di augusto. Durante il suo regno, il fratello maggiore, Arcadio, resse l'Impero d'Oriente.

Essendo Onorio ancora minorenne alla morte del padre, la reggenza effettiva fu affidata a Stilicone, un generale di origine vandala;che aveva sposato Serena, una nipote di Teodosio. 
Per rafforzare il proprio legame con l'imperatore, Stilicone diede in sposa a Onorio la propria figlia Maria (398 circa) e, dopo la morte di questa, l'altra figlia Termanzia (408).
Nel 402 e 403, Stilicone respinse le incursioni dei Visigoti di Alarico. Proprio a causa dell'invasione dei Visigoti, nel 402 Onorio spostò la capitale da Mediolanum, più esposta, a Ravenna, considerata meglio difendibile in quanto circondata da paludi. La necessità di difendere l'Italia costrinse Stilicone a sguarnire la Gallia. Nel 405, un esercito barbaro, al comando di Radagaiso, invase l'Italia, portando la devastazione nel cuore dell'Impero, finché Stilicone non lo sconfisse nel 406.
Solido
Solidus Honorius 402 76001657.jpg
Busto dell'imperatore con diadema e corazzaVICTORIA AVGGG - Imperatore in piedi con labaro e vittoria, il piede sinistro su un prigioniero.
AV (4,42 g), zecca di Ravenna, 402-406
Il 31 dicembre 406 un grosso esercito di AlaniSuebi e Vandali sfondò la frontiera del Reno e invase la Gallia. Allo stesso tempo cresceva l'opposizione che il generale riscuoteva a corte, in particolare dal partito contrario alla negoziazione con i popoli barbari, guidato da Olimpio, un burocrate favorito di Onorio.
Dopo la morte di Maria, Stilicone convinse Onorio a sposarne la sorella Termanzia (408), ma quello stesso anno Onorio lo accuso di tradimento, condannandolo a morte, facendone uccidere anche il figlio.
La morte di Stilicone favorì i piani di Alarico, che entrò in Italia e nel 410 conquistò e saccheggiò Roma, che per ottocento anni era stata considerata eterna e inviolabile.


 Durante il Sacco di Roma, Alarico prese in ostaggio persino Galla Placidia, sorella di Onorio.

Onorio raffigurato sul dittico consolare di Probo nel 406.
Intanto la rivolta dell'usurpatore Costantino "III" in Gallia era ancora in atto. In aiuto di Onorio venne la rivolta, nel 409, di Geronzio, generale di Costantino, che proclamò un proprio imperatore, Massimo, in Hispania, e assediò Costantino ad Arelate; qui i due ribelli furono raggiunti dal generale romano Flavio Costanzo (Costanzo III), il quale sconfisse in successione Geronzio e Massimo e poi Costantino (411).
Nel frattempo, alla morte di Alarico, il nuovo re dei Visigoti, Ataulfo, sposò Galla Placidia.
Ataulfo cercò di accordarsi con Onorio, il quale lasciò che il sovrano goto risolvesse il problema dell'usurpatore, sconfitto e ucciso nel 413. In quello stesso anno Costanzo sedò un'altra rivolta, quella di Eracliano in Africa-
Nel 414 Costanzo attaccò Ataulfo, che fu tradito, deposto e ucciso. 
La tattica di Costanzo di impedire ai Visigoti di ricevere i rifornimenti ebbe i suoi frutti: i Goti soffrirono la fame e il nuovo re Vallia (415-418) accettò di firmare un trattato di pace con i Romani: Galla Placidia sarebbe stata restituita a Roma, e i Visigoti, in cambio di 600000 misure di grano e del territorio dell'Aquitania, si impegnavano a combattere in nome dei Romani i Vandali, gli Alani e i Suebi in Hispania.

Costanzo spinse Onorio a istituire un concilio delle sette province (della Gallia a sud della Loira), che si riuniva ogni anno ad Arelate. In Ispania tuttavia la situazione si deteriorò di nuovo: nel 419 Gunderico, re dei Vandali, rinforzato dagli Alani superstiti che si erano uniti a lui, mosse guerra agli Svevi: i Romani, nel 420, reagirono, spingendo i Vandali a trasferirsi in Betica. Infine, nel 420-422 un certo Massimo, forse da identificarsi con il candidato di Geronzio, sorse e tramontò in Hispania.L'usurpatore fu condotto in catene di fronte a Onorio durante le celebrazioni per il 30º anno di regno di Onorio (422)

L'Impero romano d'Occidente nel 421. In giallo la parte dell'Impero rimasta sotto il controllo di Onorio. In altri colori i Barbari in Spagna e in Gallia e la Britannia uscita dall'orbita dell'Impero. Grazie all'operato di Flavio Costanzo, rispetto al 410, l'Impero aveva recuperato la Gallia, sconfiggendo usurpatori e ribelli, e una parte della Spagna, annientando, grazie ai Visigoti, gli Alani.
Onorio, spesso in contrasto con il fratello imperatore d'Oriente, cercò l'alleanza con la Chiesa cattolica eliminando le ultime vestigia del paganesimo come, ad esempio, i giochi gladiatorii. Per rinforzarsi politicamente, Onorio si avvicinò a Costanzo, il quale prima sposò Galla Placidia (417), sorella dell'imperatore, poi fu associato al trono nel 421. Nonostante un relativo indebolimento dell'Impero, la situazione stava migliorando decisivamente sotto la ferma guida di Costanzo III e non è implausibile che se Costanzo fosse vissuto più a lungo, l'Impero si sarebbe ripreso completamente. Tuttavia tale stratagemma fu reso vano dal decesso di Flavio Costanzo avvenuto durante il medesimo anno, così che l'imperatore, sentendosi fondamentalmente inadeguato nell'affrontare la profonda ed irreversibile crisi contingente, ritenne opportuno ritirarsi a Ravenna. Nel 422/423, litigò con Galla Placidia, sua sorella, e la costrinse all'esilio a Roma:
« L'affetto di Onorio per la sorella fu tanto che, deceduto Costanzo, ... usava baciarla frequentemente sulla bocca, facendo nascere in molti il sospetto di una turpe intrinsichezza. Ma tanto amore si convertì poi in odio, ad istigazione specialmente di Spadusa e di Elpidia, nutrice di Placidia, persona a cui essa dava assai confidenza; e v'aggiungeva l'opera sua Leonteo, gran maestro della casa di lei. E le cose giunsero al segno che frequenti sedizioni scoppiarono a Ravenna, e tumulti, e risse con spargimento di sangue; poiché a Placidia era ancora affezionata la turba de'Barbari [Visigoti] a riflesso dei matrimonj di lei con Ataulfo e con Costanzo. Di modo che infine, prevalendo il fratello, per codeste inimicizie, e per l'odio succeduto al primo amore, Placidia co'suoi figliuoli venne confinata a Costantinopoli. »
(Olimpiodoro, Storie, frammenti e riassunto di Fozio.)
Morì nell'anno 423, di edema. Aveva trentotto anni. Non avendo lasciato eredi, il suo trono fu prima usurpato dall'alto funzionario Giovanni Primicerio, poi recuperato da Valentiniano III, figlio di Galla Placidia.

Nell'immagine qui sopra possiamo vedere Valentiniano III, la sorella Onoria e la madre Galla Placidia.
Flavio Placido Valentiniano, meglio noto come Valentiniano III (latinoFlavius Placidus ValentinianusRavenna2 luglio 419 – Roma16 marzo 455), fu imperatore romano d'Occidente dal 425 alla sua morte.
Valentiniano divenne imperatore quando era ancora bambino, in un momento di estrema vulnerabilità dell'Impero.
Come imperatore appartenente alla dinastia teodosiana e a quella valentiniana
Valentiniano III fu il simbolo dell'unità dell'impero, la figura attorno alla quale si coagula la lealtà dei sudditi; in realtà, però, il potere fu esercitato dalla madre Galla Placidia, in qualità di Reggente e da Flavio Ezio, il magister militum (comandante in capo dell'esercito), al quale va ascritta la politica che tenne unito l'impero malgrado le forze centrifughe che lo sconquassavano.
Mentre però Ezio riportava l'ordine in Gallia, nel 439 i Vandali ruppero la tregua e conquistarono Cartagine, da cui partirono incursioni navali che saccheggiarono laSicilia e il Mediterraneo occidentale (440). 
L'Imperatore d'Oriente Teodosio II, cugino e suocero di Valentiniano, inviò una poderosa flotta romano-orientale per recuperare ai Vandali Cartagine, ma dopo una pericolosissima incursione degli Unni di Attila, Teodosio II fu costretto giocoforza a richiamarla, costringendo l'Impero d'Occidente a negoziare una pace sfavorevole con i Vandali. Nel 442, in base alla pace con i Vandali, Genserico otteneva il riconoscimento del possesso di Cartagine e della Proconsolare e Byzacena, oltre che di parte della Numidia; in cambio Valentiniano III riotteneva il possesso delle Mauritanie e del resto della Numidia, province però infestate dai nativi Mauri
Intorno al 450, Valentiniano aveva scoperto che sua sorella, Giusta Grata Onoria, aveva una relazione segreta con Eugenio, l'amministratore responsabile dei propri beni, allorché Onoria era rimasta incinta. Furioso, l'Imperatore fece giustiziare Eugenio e costrinse poi la sorella a sposare un senatore di nome Flavio Basso Ercolano, ma Onoria, volendo sfuggire ad un matrimonio imposto e non desiderato, inviò un ambasciatore eunuco di sua fiducia, Giacinto, presso la corte di Attila, chiedendogli di intervenire in suo favore.


Attila interpretò la richiesta di Onoria come una proposta di matrimonio e richiese all'Imperatore d'Occidente, come dote per il matrimonio, metà dell'Impero d'Occidente. All'ovvio rifiuto di Valentiniano III, Attila ebbe il pretesto per invadere l'Impero d'Occidente, anche se chiaramente i motivi che lo spinsero realmente all'invasione erano ben altri dalla volontà di sposarsi con Onoria. Nel frattempo, Onoria fu punita dal fratello per aver scritto ad Attila affidandola alla custodia della madre Galla Placidia



Nel 450, Galla Placidia morì a Roma, ma la sua salma fu sepolta nel mausoleo di Ravenna che porta il suo nome.




Nel 451 Attila invase la Gallia, distruggendo diverse città. L'invasione fu però fermata dall'intervento dei Romani di Ezio e dei loro alleati barbari (Visigoti, Burgundi) che lo affrontarono e riportarono una grande vittoria su di essi nella battaglia dei Campi Catalaunici (451). 
Con la fine della minaccia degli Unni, la posizione di Ezio si indebolì. Il patrizio e capo dell'esercito cercò di fare in modo che suo figlio si fidanzasse con una delle due figlie di Valentiniano III, il quale però, senza la presenza moderatrice della madre e dello zio Teodosio II, si lasciò persuadere dagli eunuchi di palazzo a ribellarsi al potere di Ezio.
Il 21 settembre 454, Ezio stava facendo rapporto a Valentiniano nel palazzo imperiale riguardo all'esazione delle tasse, quando l'imperatore si alzò improvvisamente dal trono accusando il generale di tradimento (forse di progettare l'elevazione al trono del figlio Gaudenzio); prima che Ezio potesse difendersi dalle accuse, Valentiniano sguainò la propria spada e si gettò sul generale, che nel frattempo era stato attaccato anche da Eraclio, uccidendolo. Secondo una tradizione, qualcuno disse nell'occasione all'imperatore «hai tagliato la tua mano destra con la sinistra»
l 16 marzo 455, Valentiniano, che si trovava a Roma, si recò al Campo Marzio con alcune guardie del corpo, accompagnato anche da Optila e Thraustila e dagli uomini di questi. Appena l'imperatore scese da cavallo per esercitarsi con l'arco, Optilia gli si avvicinò con i propri uomini e lo colpì alla tempia, mentre l'esercito rimase schierato, immobile ad assistere: Valentiniano, sorpreso, si volse a guardare il proprio aggressore, e Optila gli inferse il colpo mortale; contemporaneamente, Thraustila uccise Eraclio. I due sciti presero poi il diadema e la veste imperiale e li portarono a Massimo, mentre la testa del defunto imperatore fu posta sopra una lancia e fu portata per le strade della Capitale per annunciare la sua fine.
Valentiniano morì a quasi trentasei anni, dopo ventinove anni e mezzo di regno: con lui si estinse l'ultima Dinastia imperiale romana d'Occidente.

Gothian (seconda edizione). Capitolo 22. Sephir Eclionner riceve Vyghar presso Terramara



L’autunno stava avanzando e il livello delle acque paludose a nord del fiume Amnis aumentava di giorno in giorno. Tirava vento, e l’aria era carica di pioggia.



Terramara era un villaggio di palafitte, costruito in un'ansa del fiume e circondato da boschi selvaggi, in modo da essere quasi inaccessibile, per chi non ne conoscesse già l'ubicazione.



In una di quelle palafitte risiedeva lo Sciancato, che un tempo era stato il Principe della Corona Sephir Eclionner, erede al Trono dell'impero Lathear,  e che dopo la sconfitta e le ferite subite nella battaglia di Elenna sul Dhain, nell'anno della Primavera di Sangue, era stato diserederato dal padre, l'imperatore Wechtigar XVI, su istigazione dei suoi consiglieri, e per sopravvivere si era dato alla macchia e alla malvivenza, in quel covo umido e misterioso. 



Erano passati più di diciassette anni, dal giorno in cui aveva deciso di scegliere quel villaggio come sua residenza e come centro operativo della sua Piovra.
Tanti lunghi, tristi anni di esilio e di miseria, di situazioni disastrose e umilianti, prima di riuscire a risalire la china, ma ne era valsa la pena! 
Aveva ritrovato le forze e la determinazione. La sua organizzazione paramilitare era pronta, sia nel suo braccio terrestre, la Piovra, sia in quello di mare, i Pirati dell'Alleanza di Tupile.
E si sentiva pronto alla battaglia decisiva, la rivincita che aveva atteso per tanto tempo!
Attendeva con ansia Vyghar di Linthael, il Pirata, capo dell'Alleanza.
Era il migliore dei suoi uomini, oltre che un suo parente alla lontana, nipote di una sua sorella.
Scorre sangue Eclionner nelle sue vene!
Lo considerava quasi come un figlio, dato che i figli veri, Ellis e Masrek, lo avevano profondamente deluso.Quanta amarezza!
Questo villaggio si chiama Terramara: quale altro nome poteva essere più appropriato?
Quando era arrivato lì per la prima volta, era più morto che vivo.
Aveva una gamba gravemente ferita, anche se in via di guarigione. Ma la sua salute era compromessa e lo aveva lasciato zoppo e claudicante.
Un relitto, eppure negli ultimi diciassette anni ho trasformato questa misera palafitta nell’Ombelico del Mondo!
Non bisognava mai dimenticare che vent'anni prima Sephir era stato un feroce guerriero, possente, spaventoso e senza alcuna pietà. All'epoca lo chiamavano il Principe Nero.



Tutti ricordavano il suo epico duello con lord Fenrik Steinberg, Conte di Gothian, davanti alle mura di Elenna sul Dhain, nell'anno della Primavera di Sangue, ma solo lui, Sephir Eclionner, ricordava il dolore lancinante quando quell'uomo di ghiaccio gli aveva conficcato la spada nella gamba.


Ero pronto a morire, ma il Conte vide aleggiare sopra di noi la sagoma terribile di Eclion, che ordinava di non uccidere la sua progenie. E così Lord Fenrik si fermò, e ordinò ai suoi Albini di mettermi in salvo.
Il Conte pensava che lo Sciancato non avrebbe fatto più danni, ridotto in quelle condizioni.
Lo pensavano tutti, e per un po' i fatti sembrarono dare loro ragione.
Sephir non ricordava molto dei primi giorni dopo la battaglia. Era stato tra la vita e la morte per due settimane, e solo la cura di alcuni druidi del luogo gli aveva permesso di sopravvivere.
Quando aveva ripreso conoscenza, uno dei suoi attendenti gli aveva detto:
 «La guerra è perduta, Altezza. L'Imperatore, sobillato da Fujivarian, dà la colpa a voi. Ha sparso la notizia che voi siete morto, pur sapendo che eravate qui e potevate sopravvivere. Vi ha inviato molti messaggi, tutti con lo stesso ordine: “Se rimani qui, potrai vivere, ma se oserai tornare, perderai anche la gamba buona!”>>
Così suo padre, l'imperatore Wechtigar XVI, l'aveva liquidato.
Umiliato, disprezzato, considerato peggio che morto. Una volta sconfitto, non ero più nessuno, nemmeno per mio padre e per i miei figli!
La Dinastia gli aveva voltato le spalle.
Ma se credevano che lui fosse un uomo finito, si sbagliavano.
Anche se il suo corpo era stato storpiato e se la sua carriera politica era finita miseramente, la sua determinazione interiore a riprendersi tutto ciò che gli era stato tolto era cresciuta di giorno in giorno, fino a diventare la sua unica ragione di vita.
Per questo aveva raccolto i fedelissimi sopravvissuti alla battaglia e li aveva istruiti su come infiltrarsi nei Servizi Segreti dell’Impero.
Conoscevo molti segreti. Due su tutti: l'incesto di Masrek ed Ellis, e il matrimonio di Masrek con Lilieth Vorkidian. 
Era giunto il tempo di usare quei segreti.
Masrek dovrà fare la sua parte. E' giunto il momento in cui mio figlio diventi ciò per cui è nato.



Il Conte Fenrik mi disse che Masrek si era sposato con l'ultima dei Vorkidian. Ma  Lilieth all'epoca era troppo giovane, una fanciulla spaurita di sedici anni... non era ancora pronta per affrontare Ellis!



Ma ora le mie spie mi dicono che è diventata una donna, e che donna!


Vyghar l'aveva tenuta con sé, a Tupile, per diciassette anni.
Una precauzione necessaria.
Bial Kyoto l'Eunuco cercava Masrek, che era in pericolo, per questo lo Sciancato aveva organizzato il rapimento di suo figlio e della nuora, e lo aveva commissionato a Vyghar di Lintahel.
Era stata una decisione difficile, ma inevitabile.
Li ho fatti rapire per salvarli, li ho separati per preservare il segreto della loro unione, nell'interesse di loro figlio... li ho tenuti lontani da me per non macchiare la loro reputazione... un giorno capiranno che tutto questo dolore era necessario e tornerà loro utile.
Per sua figlia aveva altri progetti.
La punizione di Ellis era solo rimandata.
Non le perdonava la morte di sua moglie, la povera principessa Wensy Fujiwarian.
L’ha istigata al suicidio… ha fatto questo a sua madre!
 La tragedia era avvenuta dopo la notizia del ritrovamento del falso cadavere di Masrek..
Avevo mandato un messaggero per avvertire Wensy che il corpo non era di nostro figlio, ma lei si era già uccisa. Fujivarian… che tu sia maledetto! Hai lasciato morire la tua stessa figlia, e corrotto tua nipote!
Questi pensieri pieni di rabbia lo avevano aiutato a rimanere vivo e gli avevano dato le forze per organizzare la sua vendetta.
Ci sono molte congiure, nel grande continente, ma io posso ancora riportare Ellis sulla retta via.

Ormai la resa dei conti era vicina.
L'Eremita arriverà tra poco. Quell'anonimato non è più sicuro per Masrek. E poi c'è la questione di Marvin... per non parlare di Alienor di Alfarian!
Stavano tutti convergendo in un unica direzione, ma avrebbero dovuto marciare divisi per colpire uniti solo alla fine. Sephir ne era convinto.
Fin dall’inizio era stato chiaro che potevano sopravvivere tutti solo se avessero vissuto separati, e questo era stato il compito che aveva affidato a Vyghar, conte di Linthael, capo dei Pirati di Tupile..



Lo attendeva con ansia, e quando glielo annunciarono, lo fece accogliere con tutti gli onori.
«Quali nuove mi porti, amico mio!» gli chiese dopo averlo invitato a sedersi.
Vyghar lo fissò con i suoi occhi neri e penetranti.
«Buone nuove, Sephir. Finalmente Alienor e Lilieth si sono incontrate, a Tupile, come tu avevi ordinato. La principessa è una ragazzina delicata, ma Lilieth le insegnerà quello che c'è da sapere, e la inizierà agli Arcani Supremi. La discendente di Aenor deve essere messa di fronte alle sue responsabilità»
Lo Sciancato annuì.
«Confido nella saggezza di Lilieth, ma devo avvertirti che il villaggio di Tupile non è più un rifugio sicuro. Prima o poi Bial lo scoprirà, e se non sarà lui, sarà Kerelik. Occorre che tu le accompagni nel luogo dove meno le cercheranno: nella Contea di Keltar Senia, da Lady Aryellin, la madre di Lilieth»



Il Pirata ne fu sorpreso:
«La Contea di Keltar Senia si trova sotto la giurisdizione del Duca di Amnisia. E sappiamo che Gallrian ha spie dappertutto: se lo viene a scoprire, la contessa Marigold di Gothian ci denuncerà ai Servizi Segreti dell'Eunuco!»



Sephir Eclionner sogghignò:
«Ci penserò io a tenere a bada la Dama Gialla! Ho dei progetti anche per lei! Abbiamo alleati insospettabili. Ho già preparato l'itinerario ed i luoghi dove troverete ospitalità. E poi non dovrete rimanere a lungo presso la Contea. E' necessario che Lilieth porti a termine il viaggio che io le feci interrompere diciassette anni fa. Ora è pronta, ed Alienor la seguirà. Te le affido entrambe, sapendo che sono in buone mani. Sarai ampiamente ricompensato, oltre ogni tua aspettativa. Le condurrai a sud fino a Lathena, nella tana del lupo. In questo modo i piani di Marigold e quelli di Ellis saranno sconvolti. Non sarà facile, ma mi fido di te: sei il migliore!»
Vyghar sorrise con aria complice:
«Mi mancheranno le navi!»
Lo Sciancato rise:
«Al contrario: diventerai Pirata di Fiume. Navigherai lungo l'Amnis e le lagune, fino alla Grande Muraglia. Poi seguirai una strada segreta, piena di pericoli, che metteranno alla prova il tuo valore!»



Il Pirata era piacevolmente interessato a questi sviluppi:
«Tempi interessanti, Sephir! Ma dimmi, che ne farai dell'Eremita?»
Il vecchio lo fissò con aria determinata:
«Masrek dovrà mettere da parte i panni dell'Eremita e ritornare ad essere quello per cui è nato: il Principe Promesso, che abbatterà il regime di Bial Kyoto e di Sibelius Fujivarian, sconfiggerà Lord Fenrik e conquisterà il Castello di Gothian!»




«Un piano ambizioso!» disse il Pirata «Ma come faremo a sfidare contemporaneamente Ellis, Bial, Fuscivarian e nel contempo Marigold e i suoi alleati?»
Sephir sorrise:
«Con una strategia infallibile ed ovvia: li metteremo gli contro gli altri. Finiranno per annientarsi a vicenda, spianando la strada al ritorno di Masrek!»
Vyghar annuì:
«Ho un'ultima domanda, Sephir. Cosa hai in mente per tuo nipote Marvin?»
Lo Sciancato sospirò:
«Marvin non è un guerriero. E' un Profeta, forse un Messia. La sua strada sarà opposta alla tua. Andrà verso nord. Dovrà incontrare l'Arcidruido, che lo inizierà agli Arcani Supremi. E poi dovrà diffondere il suo messaggio tra i Keltar, e risvegliare il valore di quel popolo, per quando dovranno affrontare la calata degli Albini del Conte Fenrik, e ricacciarli verso la loro tana, sempre più su, oltre il regno degli Alfar, oltre i ghiacci, su, sempre più su, fino alle desolazioni di Gothian!»



Paesaggi incantati































"They who dream by day are cognizant of many things which escape those who dream only by night."

"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte." -Edgar Allan Poe