martedì 14 febbraio 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 27 Le relazioni pericolose di Diana Orsini

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All'inizio degli Anni Cinquanta, Diana Orsini, ormai più che quarantenne, poteva dire di essere riuscita a superare tutte le avversità del passato con una forza che lei stessa, da ragazza, non credeva di possedere.
Era riuscita perfino ad affrontare in maniera inaspettatamente serena quella fase della vita in cui spesso le donne (in particolar modo le più belle) vanno in crisi e cioè la menopausa.
Diana era entrata in menopausa in un'età relativamente giovane. Sotto certi aspetti era stata una liberazione, perché suo marito aveva smesso di tormentarla con le pretese di un figlio maschio, dopo aver avuto tre femmine.
Superati i quarant'anni, Diana si chiedeva se il resto della sua vita dovesse essere interamente dedicato alle figlie e alla famiglia, oppure se avesse ancora il diritto di sperare in qualcosa di più.
Aveva paura di confessare persino a se stessa i propri desideri.
Forse la sua riservatezza, la sua discrezione e la sua ritrosia derivavano anche dall'aver sempre pensato che ci fosse qualcosa di patetico nelle belle donne che invecchiano, specie quando hanno fatto troppo affidamento sulla bellezza come arma per stabilire una posizione dominante nei rapporti di coppia.
Diana riteneva che molte ex belle donne, sentendosi private del loro "potere contrattuale" nei confronti degli uomini, si ritrovassero in una condizione di vulnerabilità proprio nel momento in cui arrivava, su molte vicende della vita, la resa conti, con tutti i rimpianti, i rimorsi e i fantasmi che essa si portava dietro. Esisteva il rischio, allora, per molte di loro, di entrare in crisi e far fronte a quella crisi in vari modi, che spesso si rivelavano uno peggiore dell'altro.
Le dipendenze, comprese quelle affettive; il rivolgersi ad amanti più giovani illudendosi che non lo facessero per secondi fini; il ricorrere in modo eccessivo alla cosmetica (e in seguito alla chirurgia estetica); l'esternare il proprio dolore in maniera vittimista, aggrappandosi alla falsa consolazione di poter dare agli altri tutta la colpa della propria infelicità, il che troppo spesso è l'ultima spiaggia dei disperati.
Niente di tutto questo per Diana.
Va detto che, come per magia, o per clemenza del destino, nel suo caso il tempo si era fermato.
Nonostante le tre gravidanze, di cui l'ultima estremamente rischiosa, e le ricorrenti emicranie, il suo fisico si manteneva snello e tonico e il suo volto, raramente esposto al sole, mostrava una pelle levigata e senza rughe.
Insomma, era ancora una donna molto attraente, e di questo si erano accorti molti uomini, specie tra gli amici del giovane fratello di lei, Augusto.
Quest'ultimo, con il suo fascino, aveva permesso agli Orsini di riprendere i contatti con le famiglie nobili del forlivese, tra cui i Paolucci de' Calboli, gli Zanetti Protonotari Campi, gli Oddi, gli Orsi-Mangelli, gli Spreti, i Gagni e in particolare i Traversari Anastagi.
Federico Traversari Anastagi, in particolare, era un grande amico di Armando Orsini e un ospite fisso alla Villa, così come sua sorella Angelica.
Fin dall'inizio fu chiaro che Angelica era la prediletta di Augusto, che non faceva mistero di avere intenzioni serie nei suoi confronti.
Meno chiaro, ma non per questo meno vero, era l'interesse di Federico nei confronti di Diana.
Ancor meno probabile era il destino che avrebbe legato in un'unico intreccio di Liaisons Dangereuses  i fratelli Orsini, i fratelli Traversari Anastagi ed Ettore Ricci.
Possiamo comunque anticipare la struttura e la sequenza di questo strano menage: Augusto amava Angelica, il cui fratello Federico amava Diana, il cui marito Ettore era attratto da Angelica e odiava Augusto, di cui era invidioso.
Ce n'era abbastanza per creare la più esplosiva delle miscele.
Un nuovo scandalo era nell'aria, ma nessuno poteva prevedere fino a che punto sarebbe stato clamoroso e gravido di conseguenze tremende per chiunque ne fosse stato coinvolto.
L'ennesima tragedia della famiglia Orsini-Ricci era nell'aria, mentre gli avvoltoi, come la famiglia Braghiri, la famiglia Papisco e i loro parenti, stavano già roteando intorno al Feudo e alla Contea.