lunedì 6 marzo 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 40. Le numerose amiche di Silvia Ricci-Orsini

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Fin da bambina, Silvia aveva dimostrato di avere un carattere socievole e generoso, e pertanto non le erano mai mancate le amicizie.
Il punto di partenza era stata la presenza di un numero consistente di ragazze della sua stessa età, o di età simile, all'interno dello stesso clan dei Ricci-Orsini.
Le sorelle Margherita e Isabella (quest'ultima così chiamata in ricordo della zia defunta), costituivano assieme a Silvia una specie di Trinità indivisibile, destinata a rimanere saldamente unita e compatta, a salvaguardia dell'unità familiare.
Si poteva sempre fare affidamento sul "Potere del Trio".
Sotto lo stesso tetto, nella Villa, abitavano le due figlie della governante Ida Braghiri e di suo marito Michele, amministratore del Feudo: Oriana aveva l'età di Margherita, mentre Olimpia aveva la stessa età di Silvia. I Braghiri avevano poi anche un figlio maschio (cosa della quale Ettore Ricci era tremendamente invidioso) a cui era stato dato il nome originalissimo di Primo.
Poi incominciava la sfilza delle cugine.
Applicando il criterio del noblesse oblige, era data più importanza alle cugine "di sangue Orsini".
Le figlie di Ginevra Orsini e del giudice Papisco erano quasi una sorta di guardia del corpo, per Silvia, nel senso che stavano costantemente al suo fianco, ovunque.
Le gemelle Anna e Benedetta Papisco erano destinate a lasciare una traccia indelebile nella vita di Silvia e della sua futura famiglia.
Erano state sue compagne di scuola alle elementari, alle medie, al Ginnasio, al Liceo e infine si erano iscritte entrambe a Lettere Classiche, insieme a lei.
Delle due, Anna era quella più intraprendente, tanto che appena iniziata l'università, si trovò il ragazzo, un giovane poeta che rispondeva al nome piuttosto singolare di Adriano Trombatore (in seguito quel cognome si rivelò degno dei presagi che suscitava).
Benedetta era invece più fredda, calcolatrice e incline al pettegolezzo, senza mai esporsi in prima persona.
Seguivano le cugine dalla parte dei Ricci.
La zia Carolina Ricci e suo marito, il vice-ispettore della polizia stradale Onofrio "Compagnia Bella" Tartaglia, avevano avuto un figlio, dal nome inquietante di Arido, e due figlie, Luciana e Giuditta.
Arido era enorme: un armadio ambulante, di poche parole e dai modi spicci.
Luciana e Giuditta erano già in carne nei loro anni migliori, ma all'epoca dominavano gusti diversi da oggi, e dunque le due signorine Tartaglia erano già contese da molti giovanotti, destinati ognuno a diventare un personaggio di un certo rilievo nella scena forlivese.
Luciana, diplomata all'Istituto Tecnico Femminile per l'Economia Domestica, insegnava educazione tecnica alle scuole medie e aveva sposato un certo Gaspare Maciullini, appartenente a una famiglia di agricoltori arricchiti, soci della famiglia Ricci.
Giuditta, diplomatasi alle magistrali, era coetanea di Silvia e spesso usciva con lei e le altre cugine per andare a ballare, sotto l'attenta supervisione di Ida Braghiri, che si portava dietro le figlie, nella speranza di trovar loro qualche buon partito.
Durante un ballo destinato a rimanere nella leggenda familiare, Giuditta fu corteggiata e contesa dai due uomini della sua vita, il futuro marito Felice Mazza e l'ingegner Nello Nellini, il cui nome era già tutto un programma.
La contesa avvenne a suon di balli, e la tecnica di Mazza, falegname dal fisico possente e dalla voce roca, che si avvinghiava al seno debordante di Giuditta, risultò vincente, rispetto alla presa molle e indecisa di Nello Nellini.
Nello e Giuditta rimasero comunque per tutta la vita ottimi amici, e le loro telefonate, in cui si scambiavano pettegolezzi su tutti i loro conoscenti, duravano ore.
Ettore Ricci, che spesso si era trovato ad essere al centro dei pettegolezzi di Nello e Giuditta, un giorno ebbe a dire, con la sua lapidaria incisività:
<<Lui è la curiosità in persona e lei è falsa come l'ottone>>
Tra i fratelli di Ettore Ricci, Aristide e Alberico, continuava ad esistere una faida, dal famoso giorno in cui si erano presi a coltellate.
Aristide Ricci aveva avuto una figlia, Caterina, le cui ambizioni erano notevoli, e per questo, fin da giovanissima, era stata alla ricerca di un buon partito, e lo aveva trovato in Edoardo Leandri, politico democristiano e futuro senatore, anzi "Il Senatore" per antonomasia, all'interno del clan Ricci-Orsini.
L'altro fratello, lo scapestrato Alberico Ricci, aveva avuto numerosi figli da mogli diverse, e l'unica femmina era una certa Lea, che era anche l'unica tra le cugine di Silvia ad avere scelto un matrimonio combinato sposando l'attempato, ma ricchissimo marchese Leopoldo Gagni di Montescudo.
Esaurito l'elenco delle cugine, incominciava l'esercito delle "compagne di classe", dominato dall'elite delle "compagne di banco". Molte di loro furono anche compagne di università e future insegnanti e quindi colleghe di lavoro di Silvia.
Sarebbe troppo lungo e del tutto inutile farne l'elenco: parleremo in seguito delle amiche le quali, nel bene o nel male, si ritagliarono un ruolo importante nelle vicende da narrare, ma già da questa prima panoramica è possibile farsi un'idea dell'intelaiatura di base di quello che sarebbe diventato il Salotto Buono più esclusivo di Forlì, fondato da Silvia Ricci-Orsini dopo aver sposato Francesco Monterovere.